Birre IPA: le migliori, con caratteristiche ed abbinamenti
Come già saprai, l’IPA o India Pale Ale è uno degli stili più popolari tra i bevitori di birra artigianale. A tal punto da non essere più un’esclusiva di questo settore poiché è sempre più frequente trovare marchi industriali che provano ad entrare nel panorama artigianale con una birra di questo stile.
Questo tipo di birra artigianale, oggi incredibilmente famoso ed apprezzato, nacque nel XVIII secolo quando non era così apprezzato. La birra IPA ha una vera tradizione e storia dietro di sé ed è sempre molto interessante scoprire qualcosa in più.
Il nostro articolo sarà diviso in 3 macrocategorie:
- selezione delle migliori birre IPA effettuata in anni di durissimi studi e assaggi (ihihihih);
- abbinamenti delle IPA;
- storia, significato e caratteristiche delle birre IPA, per chi ancora non le conoscesse.
Le migliori birre IPA
Con il passare degli anni la birra IPA si è sempre più diffusa ed ha ampliato il suo mercato.
Infatti, è possibile trovare davvero moltissime tipologie di questa birra e se non hai delle conoscenze di base può essere difficile capire quale incontra maggiormente il tuo gusto.
Se dovessimo farti una lista delle migliori birre IPA al mondo, sceglieremmo non le più buone in assoluto, magari, ma tra le più diffuse così da permettere ai nostri lettori di provarle:
- Fuller’s India Pale Ale. Ecco una birra IPA originaria della Gran Bretagna e che ha una gradazione di 5°. Ha un gusto amaro molto tenue e delicato che si riesce a percepire solo sul finire della degustazione. Piuttosto morbida e con un tocco di agrumi al suo interno.
- Ipash Indie –New Art Beer. Ebbene si, anche l’Italia ha la sua birra IPA, per la precisione prende vita in Toscana. Si tratta di una birra con una gradazione di 7° e che ha un amaro piuttosto pronunciato reso ancora più speciale grazie ad un retrogusto agrumato. Al suo interno sono presenti diversi tipi di malti: malto pils, malto pale belga e malto caramellato.
- Green Flash West Coast Ipa. Passiamo ora al Belgio. La particolarità di questa birra IPA è sicuramente la grande presenza di toni tropicali dati dall’utilizzo di luppoli americani. Molto particolare nel suo insieme. Ha una gradazione di 8°.
- Sierra Nevada Torpedo. Non potevamo non inserire anche una tipologia degli USA. Con una gradazione di 7° ha un gusto amaro piuttosto elevato e quindi è adatta solo a chi ama particolarmente i gusti extra forti.
- Brewdog Punk Ipa. Direttamente dalla Scozia ecco una birra IPA che forse potremo definire come la più leggera in assoluto. Ha una gradazione di 5° ed è piuttosto fruttata e fresca nelle sue sfumature.
I migliori abbinamenti con le birre IPA
Non si può parlare di una buona birra e non pensare anche a del buon cibo da abbinarci.
Sicuramente gli abbinamenti top sono con tutti i cibi piuttosto salati e grassi come gli insaccati, i salumi ed i formaggi. Ma non solo questi.
Partendo dai primi piatti possiamo trovare un semplice piatto di pasta in bianco che prenderà un gusto del tutto nuovo. Oppure un buon risotto con dei condimenti piuttosto forti.
A dire il vero, si sposa bene anche con una minestra di verdure. Ovviamente, poi, non possiamo non inserire anche il pesce: al forno, bollito, arrosto, affumicato, cozze, il salmone, molluschi, crostacei, grigliata. Difficile trovare qualche piatto di pesce che non vada bene.
Per quanto riguarda la carne, invece, possiamo dire che si sposa perfettamente con quella bianca.
Tuttavia, con carne rossa particolare come l’agnello o la selvaggia ha un rapporto più che ottimo.
Altro connubio idilliaco poi è quello con la birra ed il classico hamburger. Un amore che dura da sempre.
Ed i dolci? Essendo una birra piuttosto amata è perfetta con biscotti speziati o con dolci a base di cioccolato.
Birre IPA: tutto quello che c’è da sapere
Il primo grande punto interrogativo che gira attorno alla birra IPA è il suo luogo di origine.
Molti pensano che sia una tipologia di birra americana, altri che sia invece inglese ed altri ancora la identificano come indiana od addirittura australiana. Dove sta la verità?
Birre IPA: dove sono nate?
La birra IPA è una tipologia di birra inglese e deve il suo nome ai lunghi viaggi che gli inglesi dovevano affrontare per andare verso la colonia indiana.
Ecco, quindi, che già si comprende la grande storia che ha alle sue spalle visto che si parla addirittura del periodo del colonialismo.
Bisogna dire che vi è anche una versione americana molto diffusa delle birre IPA, ma è un grande errore credere che siano proprio gli USA ad averla inventata: si tratta semplicemente di una variante, cosiddetta APA, ricca di luppoli americani.
Ma perché questa tipologia di birra è così amata? Molte sono le domande a cui ora daremo una risposta.
Cosa significa birra IPA?
Le birre in stile IPA sono Pale Ale (birra chiara ad alta fermentazione tipicamente britannica) con più alcool e più luppolo, soprattutto più luppolo, rispetto ad altre birre ale.
IPA è l’acronimo di India Pale Ale, che è il nome tradizionale dello stile. Il nome corretto è India Pale Ale e non Indian Pale Ale, come dicono in molti; e non si pronuncia “ipa”, ma “aipiei” perché è l’acronimo di un termine inglese, anche se suona un po’ strano e imbarazzante.
Significato e nascita del termine India Pale Ale
Il nome di India Pale Ale ha origine dalla sua creazione. È una bella storia con sfumature romantiche che, sebbene non sia del tutto precisa, serve ad illustrare i benefici conservatori del luppolo e il contesto storico in cui si è sviluppato lo stile. E tutti noi, che ci dedichiamo alla diffusione della cultura della birra, amiamo spiegare proprio questo profilo storico delle IPA.
India Pale Ale significava, all’epoca, che la birra era stata prodotta con l’intenzione di spedirla in India, da cui l’aggettivo “India”. La categoria Pale Ale indicava che, rispetto a tutte le altre birre, più tostate o addirittura nere, questa era più chiara, una bionda, perché era stata fatta con malto chiaro. E Pale Ale si pronunciava (e si pronuncia) “peileil”.
Con il termine IPA, pertanto, si indicano tutte quelle birre ad alta fermentazione e con una preparazione fatta appositamente ad una temperatura che va dai 15° ai 25° (a seconda dei casi).
Il motivo di questa alta fermentazione è racchiusa in un fatto storico.
Al tempo del colonialismo, la birra era già piuttosto diffusa e l’Inghilterra voleva distribuire i suoi prodotti anche al di fuori del suo territorio circoscritto e, anche in virtù della presenza in India di un gran numero di inglesi, le IPA venivano spedite oltreoceano.
La distanza tra Inghilterra ed India, però, era troppo lunga per permettere una perfetta conservazione della birra.
Proprio per questo motivo, si decise di allungare la fermentazione e permettere così alla bevanda di arrivare a destinazione al massimo del suo sapore.
Le birre IPA, inoltre, erano ricche di luppoli, conservanti naturali ideali per affrontare viaggi lunghissimi.
Ma com’è nata precisamente l’esigenza di spedire le birre in India?
L’origine storica delle birre India Pale Ale
All’inizio del XVIII secolo, l’India era un territorio, diciamo, occupato dall’Inghilterra in modo informale. Fu solo nel 1765 che gli inglesi acquisirono il potere amministrativo sul territorio, ma molto prima che il Paese fosse pieno di funzionari e soldati britannici.
A quel tempo, l’India non aveva gli ingredienti o la tecnologia per fare la birra, ma i soldati e gli ufficiali inglesi di stanza lì non volevano rinunciare alle loro buone birre quando lasciavano il lavoro, così iniziarono a chiedere a Londra di mandare loro birra dall’Inghilterra.
Poiché non c’erano nemmeno aeroplani, la rotta abituale dall’Inghilterra all’India era via mare e attraversava tutta la Spagna settentrionale, il Portogallo, la costa dell’Africa fino al Capo di Buona Speranza e raggiungeva Calcutta o Bombay attraversando l’Oceano Indiano. Il viaggio era lungo, come si può immaginare: poteva durare dai tre ai sette mesi, attraversando zone climatiche molto diverse.
La birra viaggiava in botti ermetiche di legno e, non essendoci nemmeno la refrigerazione, la birra raggiungeva spesso temperature molto elevate. Poiché non esistevano né pastorizzazione né conservanti artificiali e stabilizzanti, gli unici conservanti aggiunti alla birra erano il luppolo e l’alcol, che non erano sufficienti: la birra risultava spesso viziata e acida. Come già abbiamo rilevato nelle nostre pagine, questo non è del tutto vero: ci sono, infatti, prove che la birra fosse già inviata in India nel 1711 e che arrivasse in buone condizioni.
Si dice che, intorno al 1760, George Hodgson di Hodgson & Co, il birraio di Bow Brewery, a est di Londra, abbia trovato la soluzione: consapevole che l’alcol e il luppolo forniscono un ambiente ostile per i microbi che causano acidità, ha aumentato la gradazione alcolica e la quantità di luppolo nella sua birra chiara. Inoltre, durante il viaggio, le birre ‘maceravano’ all’interno delle loro botti con un’ulteriore aggiunta di luppolo, un processo che proteggeva la birra dall’ossidazione e dalla proliferazione dei batteri. Oggi questa tecnica è chiamata dry hop ed è stata adottata dalla maggior parte dei birrai che producono stili luppolati per produrre birre più aromatiche.
Giunta a destinazione, quella birra più alcolica e luppolata che era stata fatta espressamente per il viaggio, che altro non era che birra ‘concentrata’, doveva essere agitata con acqua e lasciata a riposare per qualche giorno. Con questo processo si otteneva una birra “normale”, molto simile a quella consumata nei pub inglesi. Non abbiamo prove circa le condizioni nelle quali arrivassero le birre. Quello che è certo è che il risultato, a giudicare dalla reazione dei residenti inglesi in India, non dovesse essere poi così male. Questi, quando hanno assaggiato quella birra “concentrata”, più forte e con un amaro più marcato, si sono rallegrati e hanno deciso di non “ammorbidirla”.
Nonostante non avesse ancora un nome, è nato, così, lo stile India Pale Ale.
Sebbene nel 1821 le birre che avrebbero viaggiato in India o in qualsiasi Paese con un clima caldo, per legge dovessero avere un tasso di luppolo più elevato, queste birre non erano ancora considerate uno stile in quanto tale. Riferendosi a queste birre si parlava di “Pale Export India ale“, “India ale“, “Pale India ale“, “Pale Ale espressamente per il mercato indiano“, “Pale Ale adatte ai climi caldi” ecc…ecc…
Tutto questo fino al 1829, quando il nome “East India Pale Ale” apparve su un giornale australiano e, nel 1835, un quotidiano di Liverpool, il Mercury , parlò di queste birre come di uno stile di birra, lo stile “India Pale Ale“.
Così Hodgson & Co. fu il primo birrificio ad esportare le sue birre in India, poi ne arrivarono molte altre e il mercato indiano fu teatro di una grande guerra commerciale tra i birrai Salt, Allsopp e Bass.
Le birre che viaggiavano in India non erano così amare perché il viaggio attenuava l’amaro, ma nel mercato locale, dove arrivavano con un’amarezza molto accentuata, non erano apprezzate.
Questo fin quando si sono resi conto che, apportando alcune modifiche all’acqua, la birra era in grado di trattenere non solo lo sgradevole amaro del luppolo, ma anche gli aromi e i sapori. A quel tempo in Inghilterra si utilizzava solo luppolo nobile (East Kent Golding, Fuggles ecc…), varietà abbastanza modeste in termini di aromi e sapori. Ma le modifiche alle birre risultarono importanti così come l’accettazione degli inglesi, che iniziarono a richiedere le birre “Prodotte in India” per il mercato locale.
Lo stile IPA, India Pale Ale, è così diventato popolare.
L’Indian Pale Ale Renaissance
La popolarità di questo stile stava diminuendo fino quasi a scomparire nella seconda metà del XX secolo.
Negli anni ’80, quando gli americani iniziarono il Rinascimento della birra che è diventato il fenomeno globale della birra artigianale, furono sedotti da questa storia di soldati, paesi esotici e viaggi oltreoceano e recuperarono lo stile.
A parte il fascino della storia dell’origine IPA, questi avventurieri del malto, questi esploratori del luppolo, questi temerari del lievito hanno visto tutto il potenziale del classico stile inglese e hanno deciso di reinterpretarlo modernizzandolo, sfruttando tutti i progressi tecnologici. Ovviamente lo hanno fatto a modo loro: hanno utilizzato ingredienti locali e hanno dato al prodotto l’approccio tipicamente americano di: big, big, raw.
White Bay Brewing Company è stato il primo birrificio nordamericano a produrre una IPA. Poi ci fu Anchor Brewery, una mitica, quasi leggendaria fabbrica di birra, un punto di riferimento del mondo artigianale, a cui si deve il recupero di altri stili.
Successivamente, e in linea con il loro modo di essere, i birrai Yankee hanno continuato a esplorare e aumentare la potenza delle loro creazioni, dando vita allo stile IPA americano, con molto più luppolo e un po’ più di alcol rispetto ai loro colleghi britannici. Poi hanno deciso di fare un ulteriore passo avanti e hanno creato le Double IPA, le Triple IPA e così via.
Quali sono le caratteristiche delle birre IPA
A questo punto sorge spontaneamente una domanda: quale sarà il gusto di una birra IPA ad alta fermentazione?
Da una fermentazione più lunga ed importante ne deriva una birra molto più chiara, più alcolica ed anche più aromatica.
I luppoli, inoltre, conferiscono caratteristiche molto particolari. In origine, infatti, le birre IPA erano molto luppolate proprio per essere conservate al meglio, ma risultavano molto amare, così amare che per anni sono state poco apprezzate. In un passato relativamente recente, invece, le birre IPA sono state riscoperte: più equilibrate e con le dovute correzioni, sono oggi le birre più consumate e richieste in assoluto.
Diciamo, allora, che la birra IPA ha un gusto un po’ più amaro e fruttato rispetto alle altre tipologie di birra. Lo stesso dicasi per l’aroma nel quale si possono distinguere sentori floreali, fruttati e/o erbacei.
Alcuni birrifici, poi, amano far sposare questo gusto amarognolo con aromi di malto che ricordano quasi il pane tostato.
Anche la schiuma ha delle caratteristiche un po’ diverse rispetto alle classiche birre artigianali in quanto è molto più densa e compatta. Dal punto di vista cromatico, poi, è possibile notare una colorazione color crema. Interessante notare che, grazie a questa sua densità più accentuata, ha anche una durabilità maggiore.
Il senso olfattivo, poi, è quello che forse può maggiormente godere di nuove sfumature. È possibile, infatti, sentire perfino un certo profumo speziato e quasi erbaceo. Sfumature olfattive che rievocano la terra e la natura. Insomma, un vero viaggio sensoriale che tocca diversi punti. Ma, come già detto, l’aroma delle birre IPA può arricchirsi di sentori fruttati, floreali, tropicali.
Le diverse tipologie di birre IPA
Con il progresso e la diffusione di questo tipo di birra era inevitabile che nascessero anche delle sottocategorie.
Tra le tante ce ne sono alcune che sicuramente saltano all’occhio ed hanno un apprezzamento comune più elevato:
- IPA Imperial. Chiamata anche con il nome di Double IPA è praticamente una birra con una quantità di luppolo e di alcool più alta rispetto ad una IPA standard.
- American IPA. Dal gusto decisamente intenso e più forte grazie ai luppoli tipicamente americani. Anche la gradazione alcolica è un po’ più alta visto che va dai 6° ai 7°.
- Session IPA. Una birra con una gradazione alcolica inferiore. È, infatti, perfetta da servire fredda per rinfrescarsi in una calda giornata estiva. La luppolatura è medio-intensa ed il gusto è piuttosto fruttato. La si riconosce anche dal suo colore piuttosto dorato.
- Ipa Black. Come si può intuire dal suo nome, ha un colore piuttosto scuro e quindi si differenzia moltissimo dalle altre tipologie. Viene prodotta con dei malti scuri che regalato anche un sapore piuttosto intenso e che ricorda addirittura quello della tostatura del caffè.
Le differenze con la birra APA
Infine, vogliamo per un attimo toccare anche l’argomento delle birre APA.
APA sta per America Pale Ale e l’abbiamo anche già in parte scoperta nel paragrafo precedente.
Le differenze tra le due tipologie di birra non sono poi molte in quanto la versione americana trae molto spunto da quella originaria dell’Inghilterra.
Proviamo, comunque, ad esaminare i diversi aspetti così che tu possa diventare un vero esperto del settore:
- la gradazione alcolica. Da questo punti di vista le birre IPA sono sempre superiori ai 5,5°, mentre quelle APA vanno dai 4° ai 6°;
- il colore. La birra IPA è molto più chiara rispetto alla APA in quanto la tostatura del malto è piuttosto diversa tra le due;
- il luppolo. Quello inglese è molto più secco, mentre quello americano è molto più morbido ed anche con un certo sentore di agrumi;
- il gusto. Difficile descrivere un gusto con delle semplici parole. Diciamo che nelle APA si ha un gusto più intenso e con una quantità di zucchero più alta che fa risaltare al massimo il gusto amaro del luppolo;
- la schiuma. Qui la differenza è piuttosto evidente. Infatti, se nelle IPA è quasi assente, nelle APA è piuttosto pronunciata ed è anche essenziale in quanto crea una sorta di scudo protettivo anti ossidazione.
Come puoi vedere, dietro una birra ci sono davvero moltissimi aspetti da conoscere. La birra non è solo una semplice bevanda alcolica, è molto di più.
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